Eco, Il nome della rosa

L'opera

Il primo romanzo di Umberto Eco mette in scena una serie di delitti avvenuti in un'abbazia del nord Italia nel novembre del 1327. L'intreccio romanzesco con l'indagine di Guglielmo da Baskerville e Adso da Melk diventa l'occasione per raccontare i conflitti tra Papa e Impero, tra Inquisizione ed eretici. Romanzo difficile ma estremamente popolare, è considerato uno dei capolavori del postmoderno italiano.

L'opera divisa in due prologhi («Naturalmente un manoscritto» e «Prologo»), sette giorni e un ultimo folio, è seguita dal 1984 dalle Postille al Nome della rosa, una sorta di ermeneutica della propria opera da parte di Eco. Il romanzo comincia con la «dotta trouvaille» di un manoscritto (riferimento poco velato all'incipit manzoniano) di tale Adson da Melk e si sviluppa in un intenso rimando di riferimenti alla cultura medievale, alla storia occidentale, ai conflitti del passato (ombra di quelli del presente). In un continuo gioco con il lettore, così come teorizzato con la formula double coding, l'autore ci parla di questioni fondamentali come il rapporto tra censura, riso e verità.

Nel 2012 ha pubblicato per Bompiani un'edizione riveduta e corretta con migliaia di intervenuti puntuali tesi a rendere la lettura più agile, mentre nel 2020 è uscita per la Nave di Teseo la prima edizione con delle illustrazione preparatorie disegnate dallo stesso Eco.

Edizione intertestuale

A cura di Christian D'Agata

Edizione apparato

A cura di Christian D'Agata